Dopo il 15 ottobre, un’assemblea pubblica per guardare avanti
Sono già moltissimi i commenti delle singole realtà e individualità che, a nome proprio, stanno ricostruendo e interpretando gli accadimenti avvenuti nella manifestazione del 15 ottobre. Queste prese di parola compongono un quadro molto differenziato ma ancora incapace di proporre un punto di vista comune in grado di rilanciare una nuova fase di movimento. Partiamo dunque da qui, dalla necessità di ricostruire una discussione pubblica di movimento che punti ad assumere per intero, senza reticenze e opacità di comodo, la problematicità dei fatti accaduti nella manifestazione di sabato a Roma, guardando però alla strada che dobbiamo costruire in avanti.
Una discussione pubblica, però, non è affatto un contenitore vuoto e indeterminato. Si costituisce a partire da alcune premesse preliminari e discriminanti. Se non ci si intende sulle premesse, meglio non discutere.
La manifestazione del 15 ottobre ha dimostrato che le lotte che in questi ultimi anni si sono date in Italia contro la crisi economica hanno avuto la forza di aprire uno spazio di movimento potenzialmente maggioritario nella società, capace di parlare a milioni di persone. L’enorme partecipazione e la variegata composizione sociale che l’ha animata stanno lì a dimostrarlo. La manifestazione del 15 non è mai stata, se non nella testa di componenti minoritarie, schiave della loro mediocre identità, il campo di contesa per le rappresentanze di movimento. È stata, come nel resto del mondo, il punto di convergenza e di proliferazione dei conflitti contro la dittatura finanziaria.
È questo spazio comune, conquistato dalle lotte, ad esser stato preso di mira e in ostaggio, tanto dall’azione di gruppi che hanno esplicitamente messo in pericolo, senza alcun senso politico, lo svolgimento della manifestazione, quanto dal comportamento delle forze dell’ordine che hanno attaccato in modo indiscriminato, costringendo le persone che si trovavano a Piazza San Giovanni a difendersi come potevano.
La restrizione degli spazi di agibilità democratica, così come la delazione di massa sui social network sono l’effetto, politico e sociale, della chiusura di questa possibilità di comporre la molteplicità dei punti di vista, delle forme di conflitto e di espressione.
Noi questo spazio dobbiamo riaprirlo!
Innanzitutto respingendo in modo categorico la riedizione, fuori tempo massimo, del dibattito sulla violenza e la non violenza. Per noi quello che distingue una pratica da un’altra è la sua capacità di modificare lo stato di cose presenti, di connettere, di allargare il consenso e creare le condizione per un’altra società. Da qui si riparte. Dalla constatazione, realistica, che i movimenti sono oggi maturi per definire un nuovo processo costituente, fatto di una radicalità in grado di costruire istituzioni sociali incentrate sulla democrazia dei beni comuni.
Non lasceremo a nessuno la possibilità di ridurre tutto questo: è la stessa maturità dei movimenti del presente a necessitare oggi più che mai di definire, da sé, la sua capacità di autodeterminarsi, di stabilire i suoi criteri di legittimità.
Per questo lanciamo un’assemblea pubblica, venerdì 21 ottobre presso il Cinema Palazzo, Sala Vittorio Arrigoni, piazza dei Sanniti, 9/A dalle ore 17. Per rilanciare insieme ed uscire dalla morsa che stringe il nostro futuro.
Action – diritti in movimento, Angelo Mai Altrove, Anomalia Sapienza/UniCommon Roma, Assemblea di Medicina (Sapienza), csa Astra, csoa Corto Circuito, Esc – atelier autogestito, Horus Project, Point Break – studentato occupato e autogestito, csoa La Strada, csa Onda Rossa 32, RadioSonar, csoa Sans Papiers, csoa Spartaco, Strike Spa