Roma – Occupata sede dell’ENEL a viale Regina Margherita


Oltre un centinaio di attivisti irrompono nella sede per dire no alle politiche energetiche del governo e al nucleare
http://www.actiondiritti.net/images/stories/enel_nonucleare23032011.jpgRoma, 23 marzo – Questa mattina, alle ore 12:30 un centinaio di attivisti delle reti sociali e ambientaliste romane hanno occupato la sede dell’Enel di Viale Regina Margherita, a Roma. Gli attivisti sono entrati nella sede e la stanno occupando, lanciando slogan e volantini contro le politiche energetiche del governo italiano, in sostegno alle fonti rinnovabili e contro le politiche di guerra per il controllo delle risorse.

Di seguito il testo del comunicato diffuso:
Boccia il nucleare – Libera l’acqua!
È di ieri il sondaggio della Gnresearch che afferma in maniera netta che tre italiani su quattro dicono NO al nucleare. Un risultato che ricorda l’80% di “sì” che nel 1987 bocciarono l’atomo nel nostro paese. Non c’è catastrofismo nel “no” degli italiani, è un “no”, piuttosto, che parla di «impatto negativo sull’ambiente e sulla salute dei cittadini», di «smaltimento delle scorie radioattive» e di «rischio di incidenti dovuti ad errori umani». Pericoli, questi, che vengono prima dell’«evento straordinario», del terremoto o dello tsunami.
A distanza di 25 anni ci troviamo nuovamente di fronte a questa scelta e ancora una volta dobbiamo dire, con forza, NO. Non siamo troppo emotivi, come ci descrivono l’Enel e il Governo (che con la moratoria vuole semplicemente raggirare i cittadini!). Teniamo alle nostre vite, è cosa assai diversa! Non si tratta semplicemente di questioni tecniche, ammesso che la tecnica possa essere neutrale, ma di scelte politiche, di grandi responsabilità collettive.
In Europa e in tutto il mondo il nucleare sembra procedere verso un giusto declino: troppi costi e soprattutto troppi rischi. Anche i super-reattori giapponesi, i più sicuri al mondo, hanno ceduto. L’Europa, mossa dalla catastrofe di Fukushima, sta facendo un check straordinario alle sue 140 centrali nucleari. La Germania punta speditamente sulle rinnovabili. Obama prova a rilanciare il sogno della green economy.
E l’Italia? Nel maggio scorso il governo ha deciso di tornare al nucleare. Ha promosso un’Agenzia per la sicurezza nucleare, mettendo al posto di comando Veronesi, per garantire uno spirito bipartisan all’operazione. Peccato che quest’agenzia non abbia, a oggi, fatto ancora una riunione (non ha neanche una sede) e non si capisca neanche quali siano i suoi reali compiti. L’Enel, dal canto suo, nonostante il disastro giapponese, continua a ritenere il nucleare una scelta obbligata per l’Italia. Sicuramente utile, utilissima per i suoi affari.
Oggi siamo qui per contestare questa scelta, per dire all’Enel che, se «sono i nostri sogni a dare energia», questi contemplano solo le rinnovabili! Siamo sicuri che scegliere un altro sistema energetico sia fino in fondo una battaglia di democrazia, che rappresenti solide prospettive di nuova occupazione e vivibilità per i territori che scelgono energia pulita. Ma c’è un elemento in più d’aggiungere, visto gli ultimi avvenimenti libici. Scegliere le rinnovabili rafforza il nostro slogan: “No war for oil”. Fare questa scelta, infatti, significa anche sottrarsi alle logiche della guerra per le risorse o, altrettanto, al baciamano servizievole nei confronti dei dittatori.

Sabato 26 saremo in piazza per dire sì all’acqua pubblica e no al nucleare.
No nuke No oil
No war No Gheddafi
Uniti per i beni comuni

È di ieri il sondaggio della Gnresearch che afferma in maniera netta che tre italiani su quattro dicono NO al nucleare. Un risultato che ricorda l’80% di “sì” che nel 1987 bocciarono l’atomo nel nostro paese. Non c’è catastrofismo nel “no” degli italiani, è un “no”, piuttosto, che parla di «impatto negativo sull’ambiente e sulla salute dei cittadini», di «smaltimento delle scorie radioattive» e di «rischio di incidenti dovuti ad errori umani». Pericoli, questi, che vengono prima dell’«evento straordinario», del terremoto o dello tsunami.
A distanza di 25 anni ci troviamo nuovamente di fronte a questa scelta e ancora una volta dobbiamo dire, con forza, NO. Non siamo troppo emotivi, come ci descrivono l’Enel e il Governo (che con la moratoria vuole semplicemente raggirare i cittadini!). Teniamo alle nostre vite, è cosa assai diversa! Non si tratta semplicemente di questioni tecniche, ammesso che la tecnica possa essere neutrale, ma di scelte politiche, di grandi responsabilità collettive.
In Europa e in tutto il mondo il nucleare sembra procedere verso un giusto declino: troppi costi e soprattutto troppi rischi. Anche i super-reattori giapponesi, i più sicuri al mondo, hanno ceduto. L’Europa, mossa dalla catastrofe di Fukushima, sta facendo un check straordinario alle sue 140 centrali nucleari. La Germania punta speditamente sulle rinnovabili. Obama prova a rilanciare il sogno della green economy.
E l’Italia? Nel maggio scorso il governo ha deciso di tornare al nucleare. Ha promosso un’Agenzia per la sicurezza nucleare, mettendo al posto di comando Veronesi, per garantire uno spirito bipartisan all’operazione. Peccato che quest’agenzia non abbia, a oggi, fatto ancora una riunione (non ha neanche una sede) e non si capisca neanche quali siano i suoi reali compiti. L’Enel, dal canto suo, nonostante il disastro giapponese, continua a ritenere il nucleare una scelta obbligata per l’Italia. Sicuramente utile, utilissima per i suoi affari.
Oggi siamo qui per contestare questa scelta, per dire all’Enel che, se «sono i nostri sogni a dare energia», questi contemplano solo le rinnovabili! Siamo sicuri che scegliere un altro sistema energetico sia fino in fondo una battaglia di democrazia, che rappresenti solide prospettive di nuova occupazione e vivibilità per i territori che scelgono energia pulita. Ma c’è un elemento in più d’aggiungere, visto gli ultimi avvenimenti libici. Scegliere le rinnovabili rafforza il nostro slogan: “No war for oil”. Fare questa scelta, infatti, significa anche sottrarsi alle logiche della guerra per le risorse o, altrettanto, al baciamano servizievole nei confronti dei dittatori.

Sabato 26 saremo in piazza per dire sì all’acqua pubblica e no al nucleare.
No nuke No oil
No war No Gheddafi
Uniti per i beni comuni

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