Roma, 24 febbraio 2011
La rete verso il primo marrzo occupa la camera di commercio Italo Libica in via Regina Margherita 192
Espelliamo la Berlusconi-Gheddafi Incorporated
Fermiamo il massacro – Per l’abrogazione immediata degli accordi con la Libia
Libertà, democrazia, diritti e dignità per il Mediterraneo
Oggi, 24 febbraio 2011, la Camera di Commercio Italo Libica ha ricevuto un ordine di espulsione dal basso. Mentre a sud del Mediterraneo, la popolazione libica paga un prezzo enorme per essersi ribellata al dittatore, mentre le spiagge di Tripoli – quelle spiagge bagnate dal nostro stesso mare – si tingono del rosso cupo delle fosse comuni, la sponda nord balbetta ipocrisia e agita lo spettro delle invasione barbariche, preoccupata, ancora una volta, di tutelare gli interessi – quelli sì barbarici – della holding dei baciamano. Gli interessi dei devastatori-cementificatori del nostro stesso territorio, come la Ansaldo o la Impregilo, degli speculatori finanziari responsabili della crisi come la banca Unicredit, di cui la Libia è il primo socio azionario, dei produttori di morte e sfruttamento come la Finmeccanica.
La Camera di Commercio Italo-Libica di Roma, attraverso cui passano buona parte delle esportazioni verso Tripoli, dalla firma del Trattato di Amicizia Italia-Libia si è data ad un’attività febbrile, favorendo il moltiplicarsi di joint venture e facendo registrare un balzo di oltre il 900% solo nel settore impiantistica e macchinari. Un’attività fatta di fiere, affari e missioni, fatta di complicità e di tour nella Free Zone istituita dal colonnello a uso e consumo delle imprese italiane, libere di andare e venire da nord a sud del Mediterraneo, mentre i rifugiati sub sahariani morivano a suon di respingimenti nei lager libici della Berlusconi-Gheddafi Incorporated.
Noi abbiamo un’altra idea di libertà.
«L’obiettivo che ci poniamo», dichiarava solo pochi mesi fa il presidente della Camera di Commercio Italo-Libica Antonio de Capoa, «è di mettere direttamente a contatto gli imprenditori italiani con la realtà libica per ottenere i maggiori vantaggi reciproci possibili dal mutato e favorevole clima politico».
Il clima politico è mutato, non c’è dubbio.
Il Mediterraneo ha alzato la testa, a partire dalla Tunisia, dall’Egitto alla Libia.
Per la fine dei bombardamenti e del massacro dei civili di ogni nazionalità presenti in Libia, perché Gheddafi se ne vada subito, per il dovere all’accoglienza di cui oggi l’Italia deve farsi carico, per affermare un diritto d’asilo europeo per chi si ribella alle politiche di fame e violenze sull’altra sponda del nostro Mediterraneo, recapitiamo oggi un ordine di espulsione alla Camera di Commercio Italo Libica.
Non si firmano affari con il sangue!